27 gennaio: Giornata della Memoria
Il 27 gennaio, come ogni anno, si è celebrata la "giornata della memoria" per le vittime della Shoah, parola che in ebraico biblico significa "distruzione totale", "distruzione assoluta" e "catastrofe che annienta". Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell'Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz, scoprendo l'Orrore dello sterminio non solo di ebrei ma di chiunque venisse considerato una minaccia o semplicemente indegno di vivere (oppositori politici, zingari, omosessuali, disabili...). Non perdiamo la memoria di ciò che è stato perché non si debba ripetere, non perdiamo la memoria di quanto il male possa essere "come un piccolo nodo" che cresce dentro ognuno di noi come un cancro, fino a divorare la vita di milioni di persone. Trasmettiamo questa dolorosa "eredità" ai nostri figli, perché sappiano che occorre sempre vigilare su se stessi, poiché ogni uomo può diventare un "mostro", se smarrisce i valori fondamentali del rispetto della vita e della dignità umana. In fondo la "banalità del male" è un baratro dove si può scivolare lentamente, giorno per giorno, fino ad arrivare a ritenere "normali" le peggiori atrocità. "E questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, poiché implica - come fu detto e ripetuto a Norimberga dagli imputati - che questo nuovo tipo di criminale, realmente "hostis generis humani", "commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male." Per Hannah Arendt, autrice del famoso libro "La banalità del male", banalità significa 'senza radici', perché "il male non è mai 'radicale', ma soltanto estremo, ...può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo." "Il Male le appare banale e proprio per questo ancora più terribile: perché i suoi servitori, più o meno consapevoli non sono poi così diversi dal nostro vicino di casa"... o da ciascuno di noi!
Accendiamo una candela in memoria di tutti i bambini "passati per il camino"; accendiamo una candela perché il "vento" si posi e i milioni di persone in "polvere nel vento" possano aver pace. Non solo gli ebrei, ma anche gli zingari, gli omosessuali, i disabili e malati psichici (100.000 tedeschi uccisi in pochi anni perché considerati "vite indegne di essere vissute") e tutte le vittime degli innumerevoli genocidi del Novecento (armeni, ruandesi, jugoslavi di ogni etnia…): e il vento non si è ancora posato! (Nomadi-Guccini, Canzone del bambino nel vento - Auschwitz, video-testo)
Accendiamo una candela in memoria delle vittime, ma soprattutto facciamo il possibile per non doverne in futuro accendere altre, per nuove vittime dell'odio e dell'intollerenza umana. Per accendere una candela on line clicca qui
Sulla shoah:
La banalità del male di Hannah Arendt
www.filosofico.net
Primo Levi, Se questo è un uomo
Joyce Lussu, Un paio di scarpette rosse